Un piccolo viaggio di circa 12 ore che inizia la sera da Verona e che termina a Prato il giorno seguente viaggiando lungo il percorso della Ciclovia del Sole. Durante la notte abbiamo pedalato attraverso la pianura Padana e poi sull’Appenino bolognese di giorno.
Questo giro di 176 km è una piccola avventura in cui mi sono voluto cimentare con un amico per trascorrere un Ferragosto diverso dal solito. Il nostro viaggio inizia dalla Stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova e ha come meta Prato. Il percorso prevede di percorrere la Ciclovia del Sole per raggiungere Bologna e poi scalare l’Appenino tosco-emiliano per arrivare finalmente in Toscana. Un viaggio che ci ha visto in sella per 12 ore (escluse le pause di sosta) tra la notte e il giorno, con un dislivello complessivo di 1720 m. L’itinerario è alla portata di tutti e tutte le bici, richiede solo molto allenamento e resistenza, soprattutto per la salita che ci attende dopo Bologna fino alla Toscana. La strada sull’Appenino è fatta di saliscendi continui. Noi abbiamo deciso di usare delle bici da turismo stradale con borse da bikepacking in cui abbiamo messo lo stretto necessario per alimentarci e stare in hotel una notte.
La Ciclovia del Sole (Eurovelo) è un progetto europeo della ECF (European Cyclists Federation) che mira a creare un itinerario percorribile in bicicletta da Capo Nord (Norvegia) fino a Malta nel Mediterraneo, attraversando 42 paesi. Ove possibile il percorso sarà interamente su pista ciclabile e alcuni tratti sono già stati realizzati mentre altri sono in progetto. Quello che abbiamo percorso partendo da Mirandola per arrivare a Bologna ne è un esempio: 46 km su percorso ciclabile interamente dedicato ai ciclisti (e ai pedoni) che costeggia la ex ferrovia che attraversava la Pianura Padana. Si tratta di un percorso nuovo realizzato da appena alcuni anni e che prima non esisteva. Il resto del tragitto invece è condiviso col traffico lungo la SS64 che congiunge Bologna alla Piana di Firenze-Prato-Pistoia.
Qui puoi scaricare il percorso della traccia da Komoot:
https://www.komoot.com/it-it/tour/1095829638
IN NOTTURNA LUNGO LA CICLOPISTA DEL SOLE DA MIRANDOLA A BOLOGNA
Mancano alcuni giorni a Ferragosto e con il mio amico Guido progetto di fare un salto in Toscana approfittando di alcuni giorni liberi. Avremmo tanto voluto visitare Firenze ma la disponibilità degli hotel nel periodo interessato, data anche la festività, ci ha costretto a ripiegare su una città meno turistica: Prato.
Tracciamo così il nostro percorso che ci porterà ad attraversare la Pianura Padana fino a raggiungere Bologna e poi proseguire fino a Prato.
Ci diamo appuntamento per incontrarci in Stazione Verona Porta Nuova da dove prendiamo l’ultimo treno delle 21.00 per arrivare nella località di Mirandola da cui ha inizio il percorso della Ciclovia del Sole. Raggiungiamo Mirandola verso le 22 circa e scendiamo dal treno pronti per l’avventura. Il sole è già tramontato da un’ora ormai e la piccola stazione di questa località di campagna brilla in mezzo al buio della notte. La ciclabile si imbocca ad appena pochi metri dalla stazione e si perde nelle tenebre della campagna. Quindi accendiamo i nostri “fari” e ci avviamo verso l’ignoto. Man mano che ci allontaniamo dalla stazione, voltandoci vediamo ancora la sua luce che brilla in lontananza e si fa sempre più fioca. La pista che stiamo percorrendo è priva di qualsiasi illuminazione, la vegetazione scura ai bordi della ciclabile e il cielo schiarito appena da una timida luna fanno da cornice a un paesaggio tetro.
A terra aerografato sull’asfalto della pista compare spesso il marchio della ciclovia: un grande sole giallo, e la segnaletica è presente in molti punti, soprattutto alle svolte o quando si interrompe per attraversare i centri abitati.
Apro parentesi – la Pianura Padana è un piattone così noioso da percorrere che abbiamo deciso di farlo di notte, di modo che “se occhio non vede, ciclista non duole”- chiudo parentesi.
ATTENZIONE: COLPI DI SONNO!
Attraversiamo le località di San Felice sul Panaro, Camposanto e Crevalcore. Raramente scorgiamo tratti di strada illuminata o case non molto distanti dalla ciclabile, ogni tanto intersechiamo qualche strada, soprattutto nei pressi dei centri abitati ma per il resto il percorso procede quasi sempre solitario nel buio della campagna, accompagnato dal sottofondo di insetti notturni. Vediamo anche tratti abbandonati della vecchia ferrovia lungo la quale la ciclovia si snoda.
Sono circa le 3.00 di notte e io inizio ad accusare i primi colpi di sonno dato che ho smontato da lavoro alle 18.00 del giorno prima senza essermi riposato. Guido invece che era già in ferie è fresco come una rosa. Infatti lui mi parla per diverso tempo ma purtroppo non riesco ad essere un grande interlocutore: troppo insonnolito per riuscire a ragionare lucidamente. Uso il “pilota automatico” limitandomi a muovere le gambe e andare esattamente dove va lui. Nel frattempo la temperatura è scesa a 17°C e iniziamo entrambi a sentire molto freddo sebbene sia estate. Nella mia poca lucidità per via del sonno ricordo che abbiamo cercato diversi ripari per permettermi di riposare un po’, ma tentare la fortuna lungo la ciclabile non da buoni risultati. Dapprima troviamo solo stazioni di sosta attrezzate con tavoli da picnic che tuttavia sono dei e veri e propri insettari che pullulano di zanzare, moscerini, falene e addirittura vespe, tutti attirati dalla luce delle lampade del sottotetto: delle piccole oasi luminose in mezzo all’oscurità. Sicuramente di giorno farebbe piacere fare una sosta presso questi luoghi ma di notte sono tutt’altro che invitanti.
Quindi piuttosto che fermarci e subire gli insetti preferiamo proseguire alla ricerca di un posto più tranquillo. Per un momento prendiamo anche in considerazione l’idea di accamparci sul ciglio della pista ciclabile stessa ma ci ricordiamo che le sterpaglie sono un altro covo di insetti vari e che quindi non ne vale la pena. Superiamo anche San Giovanni in Persiceto e arrivati a Osteria Nuova optiamo per la scelta meno peggio: dormire sulle panchine nel piazzale della chiesa, lo stretto necessario per permettermi di scacciare quella nauseante sonnolenza che sembra non volermi lasciare più. Così ci accampiamo, ciascuno sulla propria panchina e cerchiamo di metterci comodi (per quanto ci è possibile) e schiacciare un pisolino.
La panchina come letto non si rivela molto comoda per via delle assi che premono su diversi punti della schiena quando mi ci sdraio. Inoltre sotto di essa noto diverse ragnatele di qualche simpatico ragno ma la stanchezza mi fa transigere su molte cose stanotte. Il clima notturno nella vasta pianura è fresco e non mi permette ancora di conciliarmi col sonno. Inizio allora a vestirmi aggiungendo degli strati di abbigliamento ma sento ancora freddo e così provo a ricorrere alla coperta termica, che ancora ringrazio di aver portato con me. Riuscendo a conservare un po’ di calore finalmente inizio a sentirmi in pace. Avremo trascorso circa 1 ora e mezza bivaccando sulle panchine nel piazzale della parrocchia del paese quieto, riparati dalla strada da un fitto filone di alberi con alcune zanzare poco amichevoli. Credo di non essere mai riuscito a dormire veramente, e forse i pochi minuti che ho trascorso in pace erano in dormiveglia, quando i dolori alla schiena, le zanzare e il freddo non lii sentivo troppo.
Quando entrambi siamo dell’idea che sia ora di riprendere il tragitto iniziamo ad avvicinarci a Bologna. E’ ancora molto presto ma il buio sta già lasciando nuovamente spazio alle primissime luci del mattino e il paesaggio intorno ci sembra più distinguibile. Entriamo nella periferia della città che ancora dorme passando da Borgo Panigale e troviamo un bar in cui fare colazione lungo Via Marco Emilio Lepido. Poi attraversiamo i quartieri Barca e Bastia e arrampichiamo verso il Parco della Chiusa.
DA BOLOGNA A PRATO SULL’APPENNINO EMILIANO
Nel parco della Chiusa, appena sopra Bologna, ci ritroviamo a pedalare per qualche chilometro su uno sterrato piacevole in mezzo al verde, con il sole dell’alba che illumina il paesaggio del fiume Reno. Raggiungiamo la chiusa e infine attraversiamo il Ponte Vizzano, una struttura che merita una foto ricordo.
Senza nemmeno accorgercene siamo già sull’Appennino quando arriviamo nei pressi di Sasso Marconi. Ci concediamo una seconda colazione prima di affrontare il resto della lunga e interminabile salita sul gruppo montuoso che ci separa dalla Piana di Firenze-Prato-Pistoia, meta del nostro viaggio.
Da Sibano possiamo abbandonare per qualche chilometro la SS64 e affrontare una strada bianca sulla via Porrettana Sud costeggiando il fiume Reno. Purtroppo nella località di Pioppe si deve ritornare sulla statale condividendo il resto del viaggio con le automobili.
Gli 80 km di salita che dobbiamo affrontare mi distruggono le gambe poco a poco, inoltre il sole di Ferragosto non ci da pace. Nelle diverse località che attraversiamo vediamo gente che si raduna per passare un Ferragosto in compagnia, mentre noi siamo gli unici due ciclisti armati di bagagli.
Da un tornante scorgiamo un castello dall’aspetto curioso su un’altura. Scoprirò in seguito che si tratta di Rocchetta Mattei.
Continuiamo l’interminabile saliscendi sotto il sole di agosto. Per ogni salita c’è una piccola discesa, e sarà così per diverso tempo. D’altronde la montagna è fatta così. Sono sempre più stanco e affaticato, mentre Guido, che è allenato, mi sprona a tenere duro. Continuiamo fino a raggiungere il lago di Suviana. Approfittando della vista di questa distesa d’acqua pacifica mangiamo qualcosa e ci rilassiamo per una mezz’ora buona. Però il tempo corre e non possiamo fermarci troppo.
Sulla strada un cartello ci avvisa che stiamo entrando ufficialmente in Toscana. Ci troviamo a Sambuca Pistoiese sulla SP24.
Ma la salita non è ancora terminata e ci aspettano altri strappi in salita che ci sottrarranno ulteriori energie. Stiamo pedalando dalla sera prima e tranne pochi momenti di sosta, siamo abbastanza stanchi (io almeno lo sono).
Nei pressi di Cascina di Spedaletto ci concediamo un panino con la porchetta presso un furgoncino-baracchino in una piazzola a lato strada, servitoci da un simpaticissimo signore toscano con cui chiacchieriamo mentre ci rifocilliamo.
Dalla cima vediamo a valle della Piana sotto di noi. La nostra meta si trova laggiù. Quindi non ci resta che scendere. La discesa inizia diversi tornati sopra Tobbiana. Le pendenze vertiginose e i tornanti stretti mi rendono difficoltoso lasciare andare i freni.
La discesa è comunque sempre la parte divertente, anche se un pò mi dispiace dover buttare via in poco tempo l’altitudine sudata durante la giornata. Costeggiando i piedi del monte nella valle arriviamo a Prato, in cui entriamo trionfanti verso le 19 di sera circa.
Prato è una città medievale fortificata, cinta da una muraglia e da un fossato. Il centro storico non è molto grande ed è possibile visitarlo a piedi in poco tempo. Facciamo una sosta all’hotel per una doccia e poi ci fiondiamo alla ricerca di un ristorante dove goderci una meritata cena. Il giorno dopo abbiamo preso il treno per ritornare a casa. Durante il ritorno verso Bologna la ferrovia ha percorso un tratto diverso da quello che abbiamo fatto all’andata in bicicletta, ma l’immagine delle montagne è sempre presente quando guardo fuori dal finestrino. L’Appennino è stata una prova di resistenza tremenda per le mie gambe, e ripercorrerlo a ritroso in così poco tempo mi ha lasciato un pò l’amaro in bocca dopo tutta la fatica fatta per attraversarlo.
Ad ogni modo devo dire che è stato un bel Ferragosto!